Il mio albero
Sono figlia di un albero
caduto, spezzato, adagiato al suolo
che rivolge al cielo ancora i rami.
Solo una piccola radice
affonda nel terreno:
gli dà sprazzi di vita.
Un tempo è stato rigoglioso
e io ne conosco la forza,
porto in me la bellezza e lo splendore,
la stessa che mi tiene
legata a questo luogo.
Ho preso la sua linfa preziosa
e son legata a quest’albero
di cui ho visto venti e tempeste
e ho combattuto per non esserne divelta.
Sono felice di fargli da sentinella,
lui che mi ha trasmesso la vita
e tremo per quando dovrò
staccarmene per sempre.
Il mare
Non ti lascerò mai
di tutte le beltà
sei la più vera.
Di tutti i colori
il più leggero,
a onde
sinuoso
nel muoverti dentro.
Di tutti gli amori
l’infinito
nel tuo eterno battere
e ribattere.
Tu eterna pazienza
materna carezza
sconfinata presenza.
Non ti lascerò mai
tu mare
sei il più profondo
dei miei amori.
E' Maggio
Corolle sfilate
su steli assetati
il sole ricama
punte d’invidia
per un prato senile.
Fiori ricurvi,
vetusti omini appannati
dal tempo assolato
pendono sotto il peso della rugiada.
Il grembiule
Mi copri col tuo prato in fiore,
su volano rondini,
ai piedi freschi ruscelli.
Porti la natura ai fornelli,
la freschezza dell’aria
e in cambio trattieni gli odori.
La porcellana attende
il tuo strofinio
e la cucina brilla al tuo passaggio.
Fedele compagno di lavoro
che assecondi i miei umori,
mantieni l’allegria
tra i menù del giorno.
Non c’è cucina senza il tuo aiuto,
mai ti stanchi e mai ti scrolli.
Io di te mi fascio
mettendomi addosso una seconda pelle,
un affresco, dove sempre appoggio i palmi,
come a chiedere il permesso
di quel che vado facendo.